Un anno fa il dr Nicola Ivaldo, il “nostro” Nico, ci ha fatto la sorpresa peggiore che potessimo ricevere, non rientrando da una delle solite uscite in montagna, una di quelle sue “normali” salite, dalle quali non è mai stato messo in discussione il ritorno. La sua grande esperienza nell’arrampicata libera e nelle ascensioni più complesse non ha potuto nulla di fronte al Re di Pietra, che lo ha reclamato per sè.
L’assurdità della cosa ha richiesto a noi tutti molto tempo e molti sforzi per essere in qualche modo metabolizzata.
Il recente ritrovamento, recupero e ritorno a casa di Nico, grazie al lavoro davvero instancabile e impeccabile dell’apparato di soccorso alpino, ci permette oggi di guardare la realtà con un dolore rinnovato nel cuore, certo, ma anche con una nuova e necessaria lucidità.
Ci ha lasciato un uomo multiforme, dotato di intelligenza sottile e ideazione vulcanica; un padre, un amico, un mentore sempre pronto a offrire punti di vista nascosti alla maggior parte degli occhi. Una fonte di crescita continua per chi ha avuto l’onore di crescere al suo fianco, ma anche per chi ha avuto modo di confrontarsi con lui nelle più varie situazioni, lavorative o meno.
E’ chiaro quanto il suo carisma facesse la differenza. I suoi modi semplici e a volte rustici, mantenuti nonostante studi e carriera, riuscivano ad affascinare sempre, tanto quanto il suo essere radicalmente onesto, diretto (a volte fin troppo) e lontano da ogni idea di politically correct anche nelle occasioni più formali.
Con quella stessa semplicità esorcizzava tutta la complessità del suo animo. Una semplicità che riusciva a traslare in un gesto chirurgico essenziale ed elegante, capace di fermare il tempo. Capace di incantare chi aveva il piacere di aiutarlo al tavolo operatorio, anche dopo molti anni.
Nico è stato una guida vera per tutti noi. Ha aperto molte vie in montagna e altrettante nel nostro mondo professionale. Da pioniere della chirurgia della spalla, e in particolare della chirurgia protesica, ha maturato un’esperienza sterminata nell’arco di più di venticinque anni, e ci ha permesso di farne tesoro. Ci ha offerto una visione di come il nostro mestiere può essere vissuto: con dedizione e propositività, con attenzione alla tecnica ma anche e soprattutto all’umanità. Ci ha educati per diventare suoi “aiuti” al tavolo operatorio, suoi collaboratori, al contempo valorizzando le nostre singolarità e regalandoci il piacere di funzionare come una vera squadra.
La sua voce resterà una presenza costante nelle nostre menti, insieme alla sua eredità intellettuale e professionale. Il suo sorrisetto sornione ci mancherà sempre.
Tony Mangano
Mario Rossoni
Giovanni Caione
Paolo Rolla
